"La sua tecnica può asservire, la sua teoria può affrancare"
L’arte di ragionare e di “bene dicendi” ha sempre fatto parte del cursus honorum della classe dirigente, a partire dalla formazione personale in vigore presso l’antichità greco-romana, passando per il sistema delle università nate nel Medio Evo e sviluppatesi nel Rinascimento per arrivare ai metodi educativi dei gesuiti e della loro ratio studiorum. L’era moderna ha deciso, però, di buttarsi fideisticamente nelle braccia esclusive del metodo scientifico, arrivando a considerare le scienze umane non più come fondamento di ogni sapere ma come ambito specialistico.
Nei tempi più recenti, però, anche a causa anche della crisi dei paradigmi e dei metodi scientifici, stiamo assistendo a una vera e propria rinascita della retorica: in Europa grazie alla teoria dell’argomentazione e, nel mondo anglosassone, grazie al critical thinking.
La retorica è un'arma e un potere. È l'arte di persuadere attraverso il discorso ma soltanto conoscendone gli strumenti si potrà essere in grado di padroneggiarli invece di subirli, contrapponendo all'opera di convinzione il pluralismo delle opinioni.
C’è quindi non solo spazio, ma un vero e proprio bisogno di recuperare la retorica che è nei fatti la più importante tecnologia della mente di cui disponiamo. Per questo motivo sta diventando sempre di più una priorità per i manager: persuadere, illustrare progetti futuri, dirimere conflitti, motivare (senza leve), dare il nome a prodotti e a nuove aziende, anticipare fenomeni partendo da semplici indizi, estrarre significati da mole di dati apparentemente indifferenziati...
