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Welfare del futuro

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Casa resterà nei decenni a venire del sistema di protezione sociale tipicamente europeo chiamato welfare ed emblema dello "stato sociale" o generalmente di quella felice integrazione tra stato, iniziativa privata e volontariato a favore della previdenza e assistenza per i cittadini/e, lavoratori/trici o non lavoratori/trici?

Per quanto rilevanti siano state le forme tradizionali di welfare nella storia dell'ultimo secolo e ancora fino ai giorni nostri, oggi sembrano sempre meno funzionali all'esigenza delle società contemporanee. Tale progressiva decadenza è fortemente percepita in Italia soprattutto fuori dalle città e dalle grandi conurbazioni, nei territori disagiati dal punto di vista della raggiungibilità.

Se analizziamo gli elementi strutturali e culturali dell'attuale sistema, ci accorgiamo che le regole che governano il mondo dell'istruzione e del lavoro sono troppo rigide o comunque non si possono adattare ai cambiamenti in atto,. Ma anche che nessuno stato sociale del XXI secolo può sopravvivere senza una forza lavoro femminile ampiamente attiva, riconvertendo ogni scelta in questi ambiti sotto il profilo del gender mainstram. E ancora salta agli occhi come sia necessaria una nuova "alfabetizzazione sanitaria", perché sapere come rimanere in salute è un potentissimo fattore migliorare in modo diffuso l'aspettativa di vita in salute e diffondere abitudini salubri tra le comunità.

Il nuovo welfare dovrebbe inoltre passare da interventi reattivi, ex post, a interventi anticipatori, cioè ex ante ovvero di prevenzione, magari con il superamento delle compensazioni in denaro a favore di prestazioni di servizi in natura mirate e di qualità.

Oggi in Italia prevale nettamente la previdenza (pensioni) a scapito della sanità e dei servizi sociali. Una riforma globale del sistema di welfare dovrebbe dunque rimodellare lo stato sociale e preparare reti di sicurezza per le transizioni critiche, quando le persone affrontano nuove difficoltà (passaggi studio-lavoro e viceversa, decisione di generare figli, uscita dal mondo del lavoro, trasferimenti di nuclei famigliari, ecc.). Con il concorso di tutti, della pubblica amministrazione e dei privati, in modo integrato e sostenibile. L'evoluzione del welfare aziendale potrebbe essere in questo senso un potente strumento di progresso?

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